Scoperto un insetto che mangia la plastica: è la tarma della cera

Il grave problema delle decine di anni necessari per la decomposizione della plastica potrebbe risolversi grazie ad una scoperta del tutto casuale. La soluzione potrebbe essere data da dei bruchi che sono in grado di mangiare e degradare il polietilene, una delle plastiche più comuni.

La ricerca, dell’Università di Cambridge in collaborazione con l’Istituto di biomedicina e biotecnologia della Cantabria (Spagna), è stata pubblicata su Current Biology e descrive l’azione della larva della farfalla Galleria mellonella (la cosidetta tarma della cera, un parassita degli alveari) che è riuscita a mangiare e a degradare la plastica.

La scoperta è avventuta casualmente quando la ricercatrice italiana Federica Bertocchini, apicultrice amatoriale, ha ripulito le sue arnie dai parassiti della cera delle api. Dopo averli posti in una busta di plastica, la ricercatrice ha notato che il sacchetto si era riempito di fori: “Mentre pulivo le mie arnie, ho raccolto i vermi in un sacchetto di plastica” – racconta la ricercatrice – “Dopo un po’ ho notato che il sacchetto di plastica era pieno di buchi”.

Dopo tale evidenza sono stati condotti degli esperimenti di laboratorio nell’Università di Cambridge dove i ricercatori hanno posto vicino a una busta di plastica un centinaio di larve, osservando che il 13 per cento della massa della plastica era stata mangiata in 14 ore. Dalle analisi si è appurato che le larve hanno degradato la plastica convertendo il  polietilene in glicole etilenico. un composto organico che si biodegrada in poche settimane. Anche se in condizioni normali la larva non mangia la plastica, in caso di necessità si adatta, molto probabilmente perché la digestione della cera d’api e del Polietilene richiede la rottura di legami chimici dello stesso tipo.

“La plastica è un problema globale. Al giorno d’oggi, infatti, i rifiuti plastici si trovano ovunque, soprattutto in fiumi e oceani. Non sappiamo come questa capacità si sia evoluta nei vermi della cera, ma potrebbe essere che la decomposizione della cera e della plastica avvenga con un processo chimico quasi uguale. Infatti, cera e polietilene hanno una struttura chimica simile.” – spiega la Bertocchini – “Se esiste la possibilità che ci sia una molecola responsabile di questo processo, bisognerà isolarla e riprodurla su larga scala, e utilizzarla quindi per degradare i rifiuti di plastica”.